Prezzo del petrolio: perché il recupero arriverà solo nel 2019
July 25, 2016
Renzi: “Non aumenteremo benzina per finanziare ricostruzione terremoto”
September 7, 2016
mostra tutto

Petrolio di nuovo sotto 50 dollari, schiacciato dal peso delle scorte americane

Il rimbalzo del petrolio è durato poco. Accantonate le voci dall’Opec, ieri il mercato era di nuovo in ribasso, costretto a confrontarsi per l’ennesima volta con i fondamentali e in particolare con un surplus che si dimostra davvero difficile da smaltire. Il Wti ha perso il 2,8%, ritracciando a 46,77 dollari al barile, mentre il Brent è ridisceso a 49,05 $ (-1,8%) dopo il nuovo aumento delle scorte petrolifere registrato negli Stati Uniti.

La settimana scorsa sono saliti a sorpresa tanto gli stock di greggio- di ben 2,5 milioni di barili – sia quelle di benzine e distillati, con un accumulo rispettivamente di 36mila e 120mila barile secondo l’Energy Information Administration (Eia). L’incremento per i carburanti è in fin dei conti modesto. Ma è avvenuto mentre l’attività delle raffinerie rallentava in modo brusco, anche a causa dell’alluvione in Louisiana (l’utilizzo della capacità degli impianti è sceso di un punto percentuale al 92,5%). E comunque durante la driving season le scorte di benzina dovrebbero diminuire, non continuare a crescere come invece hanno fatto – quasi senza sosta – durante quest’estate.

Tra greggio e prodotti raffinati, le scorte americane sono al più alto livello stagionale dal 2011, sottolinea l’Eia. Un problema serio dal punto di vista del mercato, che per adesso non si sta curando molto del fatto che in altre aree geografiche le scorte hanno invece finalmente cominciato a calare.

Gli stoccaggi galleggianti nel Mare del Nord si stanno riducendo in fretta (si veda il Sole 24 Ore del 20 agosto) e anche al largo di Singapore negli ultimi tre giorni ci sarebbe stato un calo del 25% a 15 milioni di barili, segnala Samir Madani, che monitora le petroliere e diffonde dati via Twitter col sempre più seguito hashtag #OOTT (Organization of Oil-Trading Tweeters).

Nel frattempo il petrolio ha perso – anche se, c’è da scommetterci, in modo temporaneo – il sostegno delle propaganda rialzista dell’Opec. Le voci sulla partecipazione dell’Iran agli incontri di fine settembre ad Algeri, che martedì erano riuscite a far virare al rialzo le quotazioni, sono già state smorzate, proprio da Teheran. Il ministero del Petrolio ha infatti chiarito che la decisione definitiva sull’invio di una delegazione può essere rinviata fino al giorno prima dell’avvio dell’International Energy Forum.

L’evento – a margine del quale un gruppo di paesi, Opec e non, conta di discutere un congelamento della produzione – è in programma tra il 26 e il 28 settembre. C’è quindi tutto il tempo perché l’Iran (e qualunque altro produttore coinvolto) possa cambiare idea, anche più volte, con inevitabili scossoni sul mercato.

La diplomazia sotterranea dell’Opec continua intanto a dispiegarsi. L’ultima novità è che si sarebbe messo in moto anche il segretario generale dell’Organizzazione, il nigeriano Mohammed Barkindo:  il prossimo mese, secondo fonti del Wall Street Journal, andrà a sondare gli umori in Qatar e in Iran.

 

Fonte: Il sole 24 ore